Enea CLARADE, Risorgimenti. Una storia a tre colori, Bibliotheka Edizioni, Roma, 2017, pp. 200, € 11
Nella pianura padana correva l’anno 1860. In questo romanzo, l’autore inquadra e narra tre storie che si intrecciano, tre storie che potrebbero essere uguali a quelle di centinaia di migliaia di uomini che in quel tempo abitavano una penisola che era ancora (fortunatamente per poco) solo un’espressione quasi esclusivamente geografica. La storia rivela gli intrecci e le molteplici sfaccettature del Risorgimento italiano nel quadro di un’Italia povera, arcaica, quasi rituale e magica. Un’Italia dove era diffuso l’analfabetismo, dove non era raro vedere, dopo un paio di raccolti andati male, i mendicanti morire nei fossati dei campi alla disperata ricerca di cibo, un’Italia dove una locomotiva che attraversava le campagne era vista ancora come un mostro di acciaio sbuffante, ma anche un’Italia dove un Giuseppe Bandi, giovane sottoufficiale dell’esercito piemontese in servizio nella caserma di Alessandria, non esitava a mettere a rischio la propria vita pur di partire clandestinamente a Quarto, insieme ad altri Mille patrioti, per andare a “fare l’Italia”. Il romanzo narra la sua vicenda, e la interseca con quella di due artisti girovaghi, un vecchio soprannominato Pelloja e un giovane di nome Jacopo, che si dirigono con il loro carro verso la Francia in cerca di fortuna, attraversando numerosi paesi della pianura padana. Il giovane, paradigma delle centinaia di migliaia di semi analfabeti poveri che popolavano le campagne dell’epoca, è il paradigma di un paese rurale, che basa i propri riti su antiche credenze, e che si appresta a conoscere il mondo. Ancora un’altra intersezione tra storie, quella con un personaggio anch’esso paradigma di una realtà tipica dell’epoca, un cantoniere ferroviario, mestiere ricco di fascino, assegnato a una tratta della ferrovia Ligure-Subalpina, a rappresentare quell’Italia che si stava avviando verso una lunga e ardua rivoluzione industriale, che alternava elementi di modernità e di progresso, soprattutto nella parte nord occidentale, con l’arretratezza delle migliaia di paesi che ne popolavano le campagne. La quotidianità del cantoniere, che nel silenzio del paesaggio riflette sulla vita, viene descritta minuziosamente. Un romanzo dove è il realismo a farla da padrone, e dove la brevità dei dialoghi si traduce in un’esposizione chiara e diretta. I passeggeri del treno dove sale l’ufficiale Bandi, sono anch’essi uno spaccato della società italiana dell’epoca. La descrizione di ogni luogo è dettagliata, quasi l’autore volesse portare il lettore dietro una macchina da presa I dialoghi dei personaggi si mescolano col dialetto per accentuare ancor più i toni realistici, soprattutto nella storia dei due girovaghi. La struttura narrativa è articolata e ricca di immagini, e in questo modo l’autore mostra abilmente come le storie dei singoli protagonisti incontrano e abbracciano la grande Storia.